Ash Of Nubia - Desert Sound

 

Fra i principali artefici dell'ultima edizione del Generator Party, festival itinerante che si è svolto in quel di Cuorgnè lo scorso agosto, gli Ash of Nubia si dicono finalmente pronti al come back ufficiale, dopo aver attraversato un periodo prolungato di apparente stasi mediatica, nel quale comunque, l'attività artistica non ha subito nessun tipo di pausa forzata, anzi, il versante legato all'aspetto stagistico ha segnato un incremento alla voce concerti dal vivo, tanto che, come leggerete, proprio il live ha rappresentato, e rappresenta, il vero banco di prova per la stesura, ed il conseguente arrangiamento delle nuove composizioni del trio torinese in questione.....
Intervista raccolta da: Beppe "HM" Diana


Ciao Merc, partiamo subito con l'ultima novità, ovvero la vostra presenza all'ultima edizione del Generator Party, che cosa vi portate dietro della vostra partecipazione a questa ottima kermesse live, pensi sia stata un'esperienza da ripetere in futuro?
Ciao Beppe, si, il Generator e tutta la gente che ci ruota attorno, prima che essere una possibilità per suonare, è una bella rimpatriata fra amici. Abbiamo avuto la fortuna di essere una delle band che ha iniziato la tradizione del Generator, prendendo parte alla prima epica edizione fra raggi di sole e tempeste all'improvviso e, da sempre, ci è piaciuto lo spirito con cui tutti i gruppi han approcciato la rassegna. Per noi partecipare quest'anno ha voluto dire toglierci un po' di ruggine di dosso, visto che per molti motivi la nostra attività live si è ridotta, quindi felicissimi di averlo fatto in una riunione fra amici!

I Generator Party, quelli californiani, erano correlati alle famigerate Desert Sessions alle quali prendevano parte una serie di musicisti appartenenti alla stessa area geografica, tutti quanti accomunati dagli stessi interessi artistici, pensi che la presenza sul territorio di formazioni come Rama, Jordan, Men of Mahyem e Lohimann possa portare alla nascita di un movimento musicale anche nella nostra zona?
In realtà con i Jordaan esiste una sinergia da diversi anni, così come con i Rama. Abbiamo cercato più volte di collaborare e di proporci in serate assieme, addirittura con i primi ricordiamo la bellissima esperienza di uno split "Sanctity is a way to armageddon" presentato in uno United pieno di pubblico. Pensiamo quindi che questa sia già una realtà esistente che sicuramente ha bisogno di linfa per poter crescere e consolidarsi!

Il vostro ultimo lavoro da studio in ordine cronologico è “Medemia Argun”, ep che è stato pubblicato qualche mese addietro, a livello puramente artistico che cosa avete combinato in questo lasso di tempo? A che cos'è dovuta questa sorta di stasi discografica? È stata una decisione ponderata o solo frutto di circostanze che si sono accavallate?
"Medemia Argun" è stata una risposta immediata alla nostra nascita, nel 2011, per poter avere del materiale che ci potesse rappresentare in tempi rapidi. Per questo, adesso, riascoltandolo alcune di quelle canzoni, adesso ci appaiono piuttosto "grezze", rispetto al percorso di crescita che abbiamo scelto di seguire successivamente.
Abbiamo volutamente abbracciato il lato puramente strumentale per dedicare una maggiore cura agli arrangiamenti di ogni pezzo, questo per arrivare ad avere una scaletta che ci convincesse in prima battuta live e successivamente in un ipotetico lato-studio.
In passato un nostro errore è stato quello di impacchettare un pezzo in studio e successivamente testarlo dal vivo, con il prevedibile risultato di vederlo poi piano piano snaturarsi ed avere una nuova natura più bella e diretta. Per questo abbiamo deciso di partire dal live, dalla lavorazione "on the road" dei vari pezzi fino ad arrivare ad una loro versione finale che fosse per noi convincente e definitiva!

Quindi è anche per questo che avete dato maggiore importanza al versante live che, da quanto potuto appurare con mano, rappresenta un versante molto importante per la band?
Come ti dicevo, per noi il "live" è il banco di prova dei pezzi, è il luogo in cui per noi è necessario calarci per capire cosa funziona e cosa invece no. I nostri brani nascono da lunghe jam session e successive operazioni di "taglia e cuci" e arrangiamento, naturale quindi che il live sia l'inserimento di nuove variabili, nella nostra equazione, per poter arrivare ad un risultato per noi soddisfacente!

Verso che direzione sonora saranno incanalate le composizioni del nuovo parto discografico che registrerete da qui alla fine dell'anno? Dobbiamo aspettarci delle sostanziali rispetto ad un recente passato? Troveremo ancora una volta brani interamente strumentali, o ci sarà qualche episodio in cui la voce avrà una sua valenza che non sia ridotta veramente ad una timida apparizione?
Ormai l'idea di utilizzare la voce fa parte dei primi "Ash of Nubia", siamo sicuramente orientati a pezzi strumentali che riflettono la scaletta che al momento stiamo portando live. L'uscita di un nuovo EP sarà per noi un punto di svolta, anche perchè potremo così dedicarci al nuovo materiale che abbiamo archiviato in mesi di jam session!

Sarà ancora una volta una produzione indipendente anche a livello di produzione e mixing finale proprio come in passato? Eh, visto che la componente istintività ricopre un ruolo di primaria importanza all'interno dello status della band, credi possa essere più produttivo registrare in presa diretta per catturare la magia delle jam session che ricreate dal vivo?
In passato la scelta di effettuare un'autoproduzione a tutto tondo è stata dettata da fattori legati al tempo e alla rapidità nell'aver a disposizione del materiale da far sentire in giro.
Questa volta la nostra idea è quella di rivolgerci ad uno studio, potendo contare sopratutto su figure che conoscono artisticamente il nostro genere e il nostro tipo di approccio, per poter avere un prodotto finale che sia realmente rappresentativo. Stiamo lavorando a dei provini in presa diretta ma per l'EP sicuramente ci dedicheremo ad un approccio classico di registrazione traccia-a-traccia.

“Ci piace pensare di suonare il deserto”....pensi che questa definizione possa ancora catturare al meglio l'essenza propria della band?
Forse questa affermazione è da considerarsi un po' superata. Ormai ci affidiamo alle sensazioni del momento, in jam session è facile ritrovarci a capire con un'occhiata dove stiamo andando e seguirci reciprocamente in fraseggi che diventano un intreccio delle sensibilità e sensazioni del momento di ognuno di noi. Il progetto Ash of Nubia è un po' la summa delle nostre diverse emozioni messe in musica.

Quanto è difficile portare avanti un progetto musicale come gli Ash of Nubia quanto suonare con la band non ti permette di pagare le classiche bollette?
Il tempo in cui pensavamo di poter "vivere di musica" non credo ci sia mai stato per nessuno dei tre. Gli Ash of Nubia sono un progetto a cui siamo legatissimi perchè va oltre il classico aspetto musicale: è un momento puramente "nostro" su cui sappiamo poter fare affidamento al netto dei vari aspetti personali delle nostre vite e del lavoro che ci porta magari ad avere meno tempo che in passato. E' la nostra valvola di sfogo ed è una medicina per la nostra anima!

A parte la musica ed i tatuaggi, qual'è l'altra passione che ti distoglie dal grigiore della vita quotidiana?
Siamo il gruppo più "fit" del mondo, aahhahah

Secondo te perché, soprattutto in Italia, l’ascoltatore medio è portato ad essere mentalmente “ghettizzato”, arrivando a fare differenze fra generi e sottogeneri?
Non credi che molti si possano precludere sensazioni ed emozioni che, altrimenti, non proverebbero?
Il discorso della "ghettizzazione" risponde ad una logica diffusa che vuole assegnare un'etichetta a tutto e a tutti. Sembra quasi scontata ormai la necessità di inscatolare pensieri, idee politiche, sensazioni, gusti personali e quant'altro in uno spettro di caselle che non contemplano sfumature. Viene quindi normale constatare come anche la musica finisca vittima di una dinamica del genere, laddove molte volte più che avere persone interessate a parlare della sostanza dell'essere, ci si ritrova a fronteggiare tifoserie di pseudo-ultras del genere "x" piuttosto che del genere "y". Uno dei motivi per cui negli Ash of Nubia ci troviamo è proprio perchè musicalmente abbiamo uno scambio continuo di impressioni derivate da generi ed ascolti fortemente diversi (in alcuni casi diametralmente opposti): c'è sempre da imparare qualcosa ascoltando!

Come ed in che modo state vivendo l’attuale crisi che da qualche anno attanaglia il mercato discografico? Tu personalmente acquisti ancora dischi e demo, o ti sei fatto condizionare dal download facile?
Non guadagnando della nostra musica la crisi decisamente non ci tocca, tuttavia come band crediamo fortemente nel free download e nella possibilità di far ascoltare i nostri lavori. Poi chiaramente chi volesse darci un contributo può comprare il supporto fisico. Questo è un po' l'approccio che personalmente utilizzo nei confronti delle band. Il supporto dei gruppi underground che mi piacciono lo esprimi acquistando il loro merch o i loro dischi (magari i vinili).

Quali saranno le prossime mosse della band da qui alla fine dell'anno?
La nostra idea è quella di riuscire a far combaciare gli impegni di tutti e tre e arrivare ad affrontare una session di registrazioni per poter dar vita al nuovo EP, nel mentre non disdegneremmo affatto le possibilità di suonare live che dovessero presentarsi. Il live per noi è sempre una festa!
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