Oniricide - Mother of Pain




Hanno scelto il sentiero tortuoso dell'autoproduzione sempre irto ed in salita, ma nonostante le difficolta' oggettive intrinseche, distribuzione fisica in primis, stanno raccogliendo sempre piu' proseliti, si, anche perche' la componente musicale attorno alla quale ruota l'assetto compositivo del loro debutto “Revenge of souls”, e' di quelle che colpisce il bersaglio al primo colpo.
Certo, fossero stati olandesi o albionici, staremmo qui a parlare di nuova stella del firmamento, invece gli Oniricide sono italiani, dall'hinterland di Torino, ed i trionfi, le vittorie ed i successi che verranno, potete giurarci, se li dovranno guadagnare sul campo con il duro lavoro e l'abnegazione che hanno dimostrato d'avere insiti nel loro DNA artistico.
Parola al batterista Daniele Pelliccioni.

Intervista raccolta da: Beppe “HM” Diana

Ciao Daniele e grazie per lo spazio che ci stai volendo dedicare, partiamo subito con la prima domanda, quali sono gli stati d’animo all’interno della band oggi dopo una tappa fondamentale della vostra carriera musicale incominciata, ricordiamolo, ben cinque anni or sono?
Ciao Beppe e grazie mille a te per lo spazio che ci concedi. Da quanto è uscito il disco,  siamo molto contenti e fortemente soddisfatti del lavoro che abbiamo realizzato su ogni singolo brano e suono, lavorando molto alla ricerca di sonorità che rappresentassero gli Oniricide e che lasciasse ampio spazio alla parte sinfonica.  Abbiamo ricevuto molti  riscontri positivi sia da parte  del pubblico che dalla critica, quindi il nostro stato d'animo non potrebbe essere più positivo.

Mi pare di capire che, portare a termine un album delle proporzioni di “Revenge of Souls” abbia richiesto ingenti sforzi e non solo economici, come ed in che modo siete riusciti a far collimare i vostri impegni lavorativi con le registrazioni del disco? Quanto è difficile per voi portare avanti un progetto musicale quando suonare in una metal band non ti permette nemmeno di pagare le classiche bollette?
Spesso riuscire a far collimare tutto  non è stato facile a causa  degli impegni lavorativi, ma come dici tu, le bollette vanno pagate! Durante i lavori di realizzazione di “Revenge of Souls”, in ogni momento libero ci fiondavamo in studio. Personalmente passavo quasi più tempo in studio che a casa mia.
La forza che ti fa portare avanti un progetto  musicale è l'immensa passione con la quale ci si dedica alla realizzazione, al di là dei costi oggettivi. Se perdi la passione il risultato finale ne subisce le conseguenze.

Capisco, a mente fredda come giudichi i brani che compongono il disco? Hai avuto modo di ascoltare tutte le tracce con orecchio critico cercando di prendere le distanze emotivamente parlando? Pensi che abbiate fatto un buon lavoro oppure, potendo, cambieresti qualcosa?
E' sempre difficile ascoltare i propri pezzi con orecchio critico ma è un passaggio necessario per comprendere la qualità del proprio lavoro.  Ovviamente man mano che si va avanti l'esperienza aumenta e quindi anche la voglia di incrementare le proprie le capacità musicali. Cerco di guardare alle persone che eravamo nel momento in cui è nato il pezzo e ascoltando l'album e le sottili sfumature a cui abbiamo lavorato, noto che ci rispecchia parecchio.

Symphonic metal classico dai forti stentori progressivi, caratterizzato da un buona componente teatrale e da uno splendido feeling, nonché da suadenti porzioni strumentali, ti ritrovi in questa sorta di disamina dettagliata, oppure aggiungeresti qualcosa?
Ad oggi è un po' difficile posizionare gli Oniricide in un genere prestabilito.  Eppure da qualche genere dobbiamo partire! Abbiamo deciso di affiancarci al Symphonic Metal ma preferiamo che sia l'ascoltatore a lasciarsi trasportare dalla nostra musica e dare a lui la possibilità di scegliere le sfumature e gli abbinamenti ai vari generi che più lo aggradano. Ci hanno definito progressive, altri hanno trovato sfumature power, oppure doom, thrash, cinematografiche... Che dire? Lasciamo a voi ascoltatori la creazione di un genere per gli Oniricide.

Devo confessarti che sono rimasto piacevolmente colpito da brani diretti come “Gipsy and the cards”, “Mother of Pain”, ma credo che  “Becoming a different man” rappresenti il vero apice compositivo dell’intero album, secondo te c’è un brano più di ogni altro che rappresenti al meglio il vostro tipico approccio musicale?
Grazie! Ogni brano racconta una storia a sé ed è quindi difficile affidarsi ad una canzone per rappresentare l'intero album. “Becoming a different man” è in top list dei nostri brani preferiti. E' la canzone che offre all'ascoltatore la speranza dopo un viaggio all'interno delle tenebre, sia per il testo che per le musiche. Ogni brano va ascoltato e vissuto come se fosse un racconto, lasciandosi trasportare dalle atmosfere. In sostanza non esiste una canzone rappresentativa ma al massimo può esserci una canzone preferita.



Parlando a livello concreto, quali sono le aspettative che avete posto sull'uscita del vostro disco? Pensi che la professionalità che avete sciorinato nel confezionare un semplice debutto, possa servire in qualche modo a farvi emergere dalla calca che si è formata all’interno della scena musicale tricolore?
Purtroppo questo è un argomento molto complesso. Al giorno d'oggi non basta la qualità per emergere. Lo sanno tutti, i soldi spianano la strada anche a chi talento non ne ha. Tuttavia, da buoni musicisti squattrinati ma ricchi di passione, manteniamo alte le aspettative per “Revenge of Souls”. Non abbiamo paura della calca e ci metteremo tutto l'impegno e l'energia necessaria per pubblicizzare i nostri brani sia in Italia che all'estero. Cercheremo di farci conoscere attraverso concerti e poi se la la dea bendata una volta tanto volesse togliersi la benda, gliene saremmo grati.

Da quanto mi pare di capire, nonostante le difficoltà legate all’auto produzione, il disco è riuscito a raggiungere nuovi estimatori della band e tutto questo senza nessun management o promotore che vi abbia estorto un euro, dico bene?
Dici benissimo, infatti fino a questo momento  non ci siamo affidati a nessuna agenzia di promozione o management. Abbiamo ricevuto proposte interessanti ma la passione per i social e le capacità informatiche ci hanno permesso di raggiungere nuovi fans in Giappone, Australia e Stati Uniti. Non dico che sia facile, soprattutto quando ci metti la faccia in prima persona, ma stiamo ottenendo degli ottimi risultati grazie alla tenacia e questo ci permette di continuare.

Anche sul versante live mi sembra di capire che le cose girino nel verso giusto, quali sono le manifestazioni a cui prenderete parte in un futuro prossimo? E per chi non ha avuto il modo di vedervi dal vivo, qual’è l’aria che si respira durante un vostro live show? Qual’è il target di estimatori che si possono incontrare sotto il palco degli Oniricide?
Ci sono già date in programma qui in Piemonte e nel Nord Italia. Stiamo lavorando anche per poter uscire dai confini italiani per poter accontentare i fans che ci hanno chiesto concerti nelle loro nazioni (ma è ancora tutto top secret...) I nostri live stanno diventando sempre più teatrali. Abbiamo avuto occasione quest'estate di fare uno stupendo concerto in compagnia di un narratore che tra una canzone e l'altra raccontava storie scritte di nostro pugno relative ai singoli brani. Il target di estimatori di Oniricide è piuttosto vario. Abbiamo giovani estimatori ma anche molte persone di età più avanzata, ed è molto bello coinvolgere tutte le età senza gap generazionale.

Che idea vi siete fatti dell’odierna crisi mondiale che ha colpito non solamente il mercato discografico? Pensate sia una cosa preparata a tavolino in modo da soggiogare ed indebolire i meno abbienti?
Sinceramente non lo so, non sono una persona che si mette a teorizzare complotti in ogni minima cosa che vede fuori posto e non pretendo di avere la verità assoluta nel palmo della mano. Obbiettivamente la crisi mondiale c'è.

Personalmente mi reputo un maniaco della scena underground, un promotore del cd trading, però anche in questo caso, ho notato che molte band preferiscono far “marcire” il loro album in un antro ammuffito di qualche soffitta umida, piuttosto che farlo girare fra appassionati del genere, triste ma vero…
Purtroppo è una cosa che ho notato anch'io. Quello che ho visto è che se una band rock/metal riesce ad avere un po' di risalto  nella scena musicale, un po' più nel mainstream (per esempio i Lacuna Coil al concerto del 1° maggio a Roma) viene subito additato come venduto o traditore. Invidia?

Nel 1990 i Queensryche su “Empire” cantavano “brother killing brother for the profit of another”, solo dei lungimiranti, o il mondo era una vera merda anche nei patinati anni novanta?
Beh io sono dell' 89 e negli anni novanta ero un bambino e mi concentravo solo su quello che era al massimo un metro da me (Ride). Comunque facendo un minimo di confronto direi  che qualcosa nel corso degli anni è andato un po' peggiorando. I Queensryche non si sbagliavano, le loro parole sono attualissime. E' purtroppo una realtà che è fortemente viva e non solo nell'ambito musicale.

Prima di concludere l'intervista, svelaci che cosa si nasconde dietro al significato del vostro moniker, “omicidio onirico” o cosa?
E' giusto! Questo nome è l'insieme di due parole inglesi onirc e omicide. Inizialmente il nome era Agony Oniricide, poi per una serie di sfortunati eventi abbiamo deciso di lasciare Oniricide, più semplice e compatto e sopratutto senza agonia.

Ok Daniele siamo alla fine, ti lascio campo libero....

Grazie, veramente grazie di cuore a tutti coloro che man mano si uniscono alla grande famiglia Oniricide e credono in noi. Vi invito a seguirci sui social e sul nostro sito www.oniricide.it, dove troverete informazioni, le date dei concerti e il nostro merch.
Grazie Beppe, è stato un piacere! ..e stay Rock in Canavese!!! \m/


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