Nasty Licks - Rock n'Roll Gang


We are a street and rockn'roll gang!!! Si, più di una semplice espressione, un'affermazione simbolo di quell'unione di intenti messa in mostra da quattro giovani musicisti che, per cercare di raggiungere il loro sogno di celebrità, erano pronti veramente a tutto. Un sogno che tale è rimasto, anche se, la sola illusione di averlo sfiorato, ed accarezzato solo per un istante, non riesce di certo a mitigare l'amaro in bocca del “poteva essere, ma non è stato”. Eppure, a più di tre lustri dallo scioglimento della band, consumato in via non ancora del tutto definitiva, almeno così si vocifera, i Nasty Licks, vengono tutt'ora considerati come una delle migliori formazioni italiane, e le loro uniche tre testimonianze ufficiali lasciate ai posteri, sono considerate dagli amanti di certe sonorità ruvide e selvagge, come delle vere autentiche reliquie.... Si, ma procediamo per gradi. 

Gli inizi.... La storia che si cela dietro ai Nasty Licks, prende forma e sostanza, grazie all'amicizia ed alla passione di due giovani musicisti canavesani, il chitarrista Davide Bonotto ed il bassista Alberto Valesano, meglio conosciuti come Dave ed Mc Vale, entrambi follemente innamorati delle sonorità ruvide e cariche di carica enfatica di formazioni come gli scandinavi Hanoi Rocks, il monicker è un degno tributo alla band del carismatico Nasty Savage, da più parto indicato come il padre putativo dello sleazy rock di band come Quireboys, Dogs D'amour, L.A. Guns e di tutta quella scena losangelina degli '80ies, ovvero di tutte quelle formazioni che, partendo dagli insegnamenti anni prima dalla coppia Jagger/Richards, riuscivano ad abbinare carisma, talento e tonnellate di scariche elettriche, riuscendole a condensare all'interno di un unico tessuto sonoro, pronto ad inebriare i sensi riff dopo riff.. Così, dopo un primo estenuante periodo di prove in cantina, con la conseguente ricerca della prima line up ufficiale, fra l'andirivieni di musicisti, si segnala anche la fugace comparsa del vocalist Graziano Renda, meglio conosciuto come Kally Gray, futuro Larox e Gran'ma Monkey, la formazione torinese, dicevamo, riesce a raggiungere una certa stabilità interna proprio con l'ingresso in pianta stabile del carismatico singer Shary, anch'egli proveniente dal bacino del canavese, e del batterista Max, proveniente dai Faster Red di San Mauro, e proprio con questa formazione così composta, i quattro ottengono il primo bagno di folla ufficiale in un noto locale della zona, ovvero “La Boheme” di Cuorgnè!!

  It's never Enough...
La sinergia e l'affiatamento che si erano venuti a creare all'interno della band, erano tali che le prove si susseguivano in maniera intensa e fruttuosa, per ben tre giorni alla settimana, tanto che, dopo pochi mesi, i quattro decidono finalmente di uscire allo scoperto con il loro primo lavoro completamente auto finanziato dal titolo emblematico di “It's never enough”. Un lavoro questo che, fa proprio della semplicità e della spontaneità le sue arme vincenti,, condensate all'interno di cinque splendide composizioni, avvalorate dalla prova maiuscola di una formazione veramente capace di sintetizzare innumerevoli influenze, che arrivavano in egual misura sia dall'hard blues più sporco e marcio, sia dal rock n'roll degli antipodi, elementi ai quali, i nostri, aggiungevano quella sana dose di rabbia metropolitana, proprio come se crescere in una grigia ed opaca provincia italiana, corrispondesse al vivere nei sobborghi della caotica città degli angeli. Il tutto naturalmente missato con una dose di sarcasmo e sex appeal, che fanno di brani come l'opener “I wanna get your soul”, song dal ritmo irrefrenabile, pregno di hooks melodici da far accapponare la pelle, e non solo quella, o dell'adrenalinica “Blonde”, pensate ad una commistione fra Cinderella, Britny Fox, Ac/Dc e Rolling Stones, e ci sarete solamente vicini, dei veri e propri cavalli di battaglia, con un ensamble tecnicamente ineccepibile, con il chitarrista Dave che, nelle recensioni che si seguiranno, sarà più volte considerato come il figlio illegittimo di Tracy Guns, ed un Shary che ammicca e di dimena come un selvaggio, supportato alla grande da una sezione ritmica che sembra non sbagliare un colpo. E che dire della sensualità di “Dance with the licks”, ipnotica e magnetica nel suo incedere sleazy n'roll e dalla forza dirompente di “Mr. Dynamite Daniels”, vero e proprio inno generazionale, composto sicuramente con qualche bicchierino di quella splendida pozione in corpo!!! Si, i Nasty Licks erano tutto questo, ed anche molto di più, eccesso, esuberanza, straffottenza, magari non erano i più simpatici o i più amabili, ma quando salivano sul palco, ed imbracciavano i loro strumenti, spaccavano letteralmente il culo ai passeri!!!

 Live side......
Ed i primi ad accorgersene furono proprio i partecipanti del del Chianciano Rock Festival, manifestazione fra le più celebri dell'epoca alla quale i nostri presero parte, spinti dagli ottimi responsi che il loro demo di debutto stava raccogliendo. Manifestazione che, parola di chi la visse in prima persona, si rivelò per i nostri un grosso buco nell'acqua, anche perchè, come spesso accade in questi casi, i vincitori risultarono ancor prima dell'inizio i ternani Syntesis, con i concittadini Jumping Shoes che si piazzarono secondi, mentre ai nostri toccò il gradino più basso della scaletta, anche se, per le altre band presenti, i veri vincitori morali furono proprio loro. Nonostante tutto e tutti, i quattro non si persero d'animo, anzi, grazie ad un aspetto organizzativo di band da primo rango, la nascita del fans club, e del ritrovo ufficiale degli stessi nel “Piccolo Bar” di Castellamonte, vero e proprio quartier generale della band, i Nasty Licks si fiondarono su e giù per i palchi di mezza Italia, dalla loro Torino, sino a spingersi nel sud dello stivale, più precisamente in Puglia, per una serie di show che verranno ricordati come una vera e propria apoteosi collettiva, con i nostri che, primi in Italia, con tonnellate di Marshall alle spalle e strumenti radio dotati (senza cavi), invadevano il pubblico, mandandolo in delirio.

  Nightpieces II...
Nei primi mesi del 1992, la band decide di prendere parte al secondo volume di “Nightpieces” organizzato dalla Dracma records, espediente questo che poteva essere visto dai nostri come una sorta di trampolino di lancio per il grande salto di qualità, anche se, la verità era che, la band si doveva sobbarcare le intere spese di registrazione del brano, e le varie sessioni si prolungavano di volta in volta, tanto che i nostri finirono per polemizzare sia con il fonico, che con il supervisore del progetto, tanto che le parti di batteria del brano, vennero affibbiate al suono freddo di una drum machine.

Downtown to America...
In barba a tutti, i quattro si richiudono nuovamente in studio per mettere nero su bianco le proprie idee compositive e registrare alcuni nuovi brani, dai quali scelgono un singolo, distribuito solo in cassetta, che funge soprattutto come biglietto da visita per un futuro viaggio transoceanico negli states. I brani del singolo “Downtown burning” e la kickin ass “Silence man”, mostrano ancora una volta una band in continua evoluzione, e, sin dal fantastico lavoro d'artwork di cui si fregia, mettono in evidenza la maturità compositiva del combo nostrano, in grado veramente di competere ad armi paro con le decine e decine di formazioni che, ogni giorno, affollavano i sentieri luccianti dello Sunset Boulevard. L'invito a partecipare alla manifestazione arriva ai nostri direttamente dal presidente, l'italo-americano Bob Chiappardi che, innamoratosi della band, li inserisce all'interno di una bill che, nel 1993, vede esibirsi uno affianco all'altro mostri sacri del calibro di Slayer, Iron Maiden e Testament. L'esibizione della band è talmente tanto coinvolgente che, molti degli artisti invitati, ma non solo, lo stesso Blackie Lawless rimane piuttosto esterrefatto dalla carica coinvolgente della band, tributano i giusti onori ai quattro che, spalleggiati dalla piccola Malaria Sound Agency, non riescono a trovare il giusto spiraglio che li conduca alla corte di una label decente interessata al loro repertorio, e sfogano la propria rabbia accumulata sui palchi di locali rinomati della zona come il Roxy Club ed il Coconut Teaser, nonché di altri locali più o meno piccoli, e più o meno malfamati, per un periodo che va all'incirca dall'agosto, al novembre dello stesso anno. Si, le continue promesse e gli accordi presi, finiscono per scontrarsi con la dura realtà dei fatti, oramai il mercato musicale americano è sempre più invaso dai fenomeni da baraccone con le camicie a flanella, e da pseudo punk band, e i Nasty Licks, forse demoralizzati, ma non per questo demotivati, se ne ritornano in patria per cercare di fornire il loro resoconto di un'esperienza che, senz'ombra di dubbio, rimarrà per sempre scolpita nei loro ricordi.  

Back to attack...      
 Al ritorno in Italia, la stampa specializzata nostrana sembra attratta dalla carica emotiva dei quattro, le interviste e i report si sprecano, tanto che la band cerca di condensare tutta la sua foga artistica all'interno di una nuova demo, il terzo in poco più di un lustro di intensa attività artistica, sicuramente molto più raw and wild dei precedenti, si pensa quasi ad una registrazione in presa diretta, tanto che il suono dei brani è quasi live oriented, nel quale dicevamo, prendono forma, ma soprattutto sostanza, quattro composizioni votate attorno ad un assalto sonoro perpetrato con cinica violenza, come ad esempio l'allucinata “So Sick”, che sembra quasi chiamare in causa lo stile ibrido dei migliori Warrior Soul dell'imponente Kory Clark, la sensualità alienante di “Sex in exess” straripante street rock della prima ora, il tributo alla scuola classic rock di “Get my life”, e la ripresa di una “Mr.Dynamite Daniels”, che risulta essere il giusto tributo al proprio passato. Nonostante il suono della band in questa nuova occasione si sia maggiormente appesantito, il lavoro ottiene un buon riscontro dalla critica tanto che, voci di corridoio, si parla di un imminente salto per la definitiva affermazione della band, tanto che, alcune label nostrane prima, premono per avere un platter da mandare in stampa, e lo stesso Lawless poi, chiede ai Nasty di fare da supporto ai suoi WASP per il loro tour europeo, elementi questi che avrebbero potuto rilanciare le quotazioni della band che, proprio nella data della band americana in quel di Ponderano (Billa), bruciano le loro speranze residue. A livello puramente artistico, questo avvenimento fa vacillare seriamente la stabilità interna della band che, dopo qualche mese, perde l'apporto del batterista Max per via di alcuni imprevisti mpegni lavorativi.

Poison Apple.... Assieme all'attività della band, sempre alla ricerca di un degno sostituto, per mesi provano e riprovano con una line up a tre elementi, nasce e prende corpo l'attività manageriale del combo, con l'apertura  del mitico Poison Apple, locale che ben presto funge da ritrovo per i metallari della zona, ma non solo, , anche perchè la sua posizione nella strategica San Giorgio, sull'autostrada Torino/Milano, diviene per qualche anno il palcoscenico per le scorribande sonore di formazioni internazionali come Vader, Kreator (c'è chi giura di aver vinto una partita a calcio balilla con il grande Mille Petroza, NdBeppe ), Psychowaltz, o dei nostrani Extrema, Love Machine e degli amici Jolly Power, solo per citarne alcune. Ma quando tutto sembra filare per il meglio, la poco fortunata idea di organizzare un evento musicale all'interno del teatro civico di Montaldo Dora, ovvero una data del tour europeo Stratovarius/Rage, si trasforma in un vero e proprio incubo, per i nostri tre amici che, da quel momento decidono di chiudere i battenti, e di ritirarsi dalle scene per un periodo di riflessione che dura ancora oggi. Dei tre, solo il Vale rimane a tenere vivo l'interesse della band con la riapertura di un Poison Apple tristemente ridimensionato, mentre se Shary continua imperterrito ancora oggi il proprio sentiero professionale come leader di molte affermate cover band di disco music e di revival, il buon Dave da par suo lavora per tempo all'interno di alcuni dei più rinomati music service del nord del nostro paese. To be continued.......
 (Beppe Diana)
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